Non tutti conoscono Romano Guardini (1885-1968), prete, filosofo, liturgista, teologo, educatore. Il suo pensiero lo ritroviamo tra gli scritti dei papi recenti: Paolo VI, Benedetto XVI e Francesco. La sua bibliografia conta 1849 titoli stampati, senza contare gli innumerevoli manoscritti ancora inediti, a testimonianza della fecondità e operosità di un prete che ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento, alle conferenze in vari parti del mondo, allo studio serio e appassionato nella continua ricerca di quei fondamenti che rendono ragionevole la fede e vanno ad attingere a quei valori che stanno alla base della cultura europea e non solo. E’ l’UOMO in quanto “concreto vivente” che interessa a Guardini, la sua esperienza di fede, la sua esistenza in questo mondo. Qui e ora.
Le sue opere sono di profonda e illuminante ispirazione.
Tra le sue opere, presento per la nostra lettura questo piccolo testo, solo 50 pagine, che hanno l’intento di indagare tutto il mondo dei significati che può assumere un’opera d’arte, vuoi letteraria, o pittorica, o musicale. Guardini si chiede cosa racchiude un’opera d’arte, di cosa ci parla, cosa dice di sé, e cosa vuol dire “incontrare” una opera d’arte. Una affermazione su tutte per stimolarci alla lettura. Guardini si chiede: “a cosa serve l’arte?”. La risposta di Guardini: un’opera d’arte “ha sì un senso, ma non uno scopo (…). Non mira a nulla, ma significa; non vuole nulla, ma è”.
Il testo non è difficile da leggere, però richiede attenzione, richiede di lasciarsi guidare dall’Autore dentro i significati e oltre essi. Con la speranza che stimoli in chi legge il desiderio di approcciarsi ad altre opere di Guardini, per attingere dalla sua ricchezza e profondità.
Romano Guardini, L’opera d’arte, Morcelliana, Brescia 2008.