Rumiz ci accompagna in un viaggio che – partendo dagli Appennini per arrivare in Ungheria – ci fa conoscere ed apprezzare la realtà della vita monastica. La regola di San Benedetto è ancora oggi il punto fermo che lega realtà diverse, come diversa risulterà l’accoglienza che il nostro scrittore/viaggiatore riceverà nelle diverse abbazie benedettine che ancora sono disseminate in questa nostra Europa.
Benedetto: colui che ha messo le radici culturali di questa nostra Europa; i benedettini: i suoi figli spirituali che continuano a tessere i fili dei valori perduti..
Davanti a questa Europa, che a fatica cerca radici (perché volge lo sguardo dove esse non ci sono), Rumiz si chiede: da dove può “venire questa portentosa spinta alla ricostruzione dell’Europa? Quanto c’è ancora di autenticamente cristiano in un Occidente travolto dal materialismo? Sapremo risollevarci senza bisogno di altre guerre e catastrofi?”.
Ho trovato questa lettura molto interessante e stimolante perché ci fa conoscere le radici dell’Europa presentata come terra di genti e di spiritualità, una visione ben più profonda e radicata e ricca di questa Europa di interessi economici, che con la pandemia ha dimostrato quanto poco valesse, quanto fosse fragile.
Assolutamente da leggere in questi tempi, dove ancora ogni tanto all’orizzonte si paventa la guerra per risolvere conflitti di parte, non certo per il bene della nostra Europa.
Il libro ha poco più di 170 pagine e si legge di un fiato.
Paolo Rumiz, Il filo infinito. Viaggio alle radici d’Europa, Ed. Feltrinelli, Milano 2020.
Il libro lo trovate facilmente nella Libreria della Feltrinelli in Ravenna.